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Pcp: ripristino del trenino Cogne-Pila per le situazioni di emergenza

“Ricomprare” il trenino Cogne-Pila per rimetterlo in funzione e utilizzarlo nei momenti di emergenza, evitando così l’isolamento della località turistica. È quanto propongono Erika Guichardaz e Chiara Minelli, consigliere regionali di Progetto civico progressista, dopo aver scoperto che nove sui dieci vagoni, acquistati nel 2022 dalla società Valente SpA di Lainate, nell’hinterland milanese, sono ancora lì, nel piazzale dell’azienda che si occupa di realizzazioni ferroviarie.

«È stata anche per noi una sorpresa – ha spiegato Chiara Minelli, durante la conferenza stampa di giovedì 18 luglio 2024, che ha anticipato i contenuti di un’interpellanza e di una mozione che chiede al Governo regionale di valutare un sopralluogo del Genio ferrovieri di Bologna, iniziative che saranno discusse nella prossima riunione del Consiglio Valle di giovedì 25 – perché ricordavamo che due anni fa il trenino, costato alla Regione sette milioni di euro, era poi stato ceduto per 30mila euro a questa società, che aveva intenzione di inviarlo in Uzbekistan, probabilmente per utilizzarlo in un parco divertimenti. E invece no, abbiamo scoperto su Google Maps e poi anche con Street view che le carrozze sono ancora lì, ben visibili, ed abbiamo saputo che l’affare non è stato concluso. Loro operano nel settore delle attrezzature ferroviarie ma anche per la perforazione di gallerie e miniere e affittano anche materiali rotabili e quindi, per questi motivi, quei vagoni sono, fortunatamente, ancora lì. È chiaro che non potranno essere tenuti lì all’infinito, prima o poi saranno venduti o dismessi, ma la Regione potrebbe riprendere contatto con la società e attivarsi per questo approfondimento che, a nostro avviso, va fatto. Purtroppo le emergenze sono destinate a ripetersi nel tempo, la storia ce lo insegna, e crediamo che sia doveroso esplorare la possibilità di usare la ferrovia Pila-Cogne in un’ottica emergenziale, non come trasporto pubblico locale».

I vagoni del trenino Cogne-Pila prima di essere dismessi
I vagoni del trenino Cogne-Pila prima di essere dismessi

Erika Guichardaz, ripercorrendo la storia della ferrovia del Drink, ha ricordato l’approvazione del progetto, nel 1916, da parte della società Ansaldo di Genova, utile a trasportare il minerale di ferro da Cogne ad Acque Fredde e quindi ad Aosta con una teleferica, con i lavori iniziati nel 1918 e conclusi nell’ottobre 1922, realizzando dieci chilometri di ferrovia, con tre gallerie e cinque ponti. Nel 1979, dopo 56 anni di attività, si concluse l’uso della ferrovia per il trasporto del minerale, con il passaggio di proprietà alla Regione che da 1982 cominciò a ragionare sulla trasformazione delle tratta ferroviaria per il trasporto di passeggeri e merci leggere.
Nel 1993, quando il 22 e 23 settembre Cogne fu attraversata da un’alluvione, era presente una delegazione del Ministero del trasporti, che fu evacuata proprio con il trenino e poi, nel 1995, arrivò il primo nulla-osta per trasformare la ferrovia in tramvia, prolungando la tratta fino a Plan-Praz, collegandosi così con la telecabina Aosta-Pila. I lavori vennero completati nel 2006, dopo essere costati 30 milioni di euro, di cui 23 per le opere civili e 7 per il materiale rotabile che però, non risultò utilizzabile, a causa dell’eccessivo peso del convoglio e della scarsa potenza dei locomotori. Cinque anni dopo, quando sulla vicenda indagò anche la Corte dei Conti che, di fatto, scaricò la responsabilità ai progettisti, condannandoli a rimborsare metà della spesa, il Consiglio Valle approvò a maggioranza la rinuncia al progetto di collegamento per il trasporto passeggeri: «il presidente della Regione era Augusto Rollandin e l’assessore ai trasporti Aurelio Marguerettaz – ha ricordato Erika Guichardaz – eppure la ferrovia del Drink è stata utilizzata diverse volte per questioni di emergenza nel 1934, 1935, 1951, 1955, 1969, 1980 1993 e 2000 e ricordo lo storico sindaco di Cogne, Osvaldo Ruffier che aveva insistito molto rispetto all’uso emergenziale proprio di questa ferrovia andando sovente a Roma a parlare coi Ministeri ma anche qui in Consiglio regionale proprio per perorare la causa del del suo comune, rendendosi assolutamente conto che quel “buco”, come lo chiama qualcuno, abbia la sua fondamentale importanza».

«Di fatto, anche in questo momento, l’unica cosa che esiste adesso e c’è, dal 1922, è proprio la ferrovia del Drink – ha continuato la consigliere regionale – che è stata un’opera visionaria e che tutti ci hanno invidiato, utilizzata nel periodo della Resistenza, per tutto il trasporto del minerale di ferro e spesso anche nei casi di emergenza. Esiste ancora, esistono i binari, sono state rifatte le stazioni e ahimè il materiale rotabile esiste a Cogne solo in minima parte, con un solo locomotore che è ancora lì. Sappiamo anche bene che in tutta la vicenda c’è anche l’affidamento della gestione del servizio alla società Pila e che c’è stata una resistenza proprio perché si pensava che il trenino potesse andare in contrapposizione con la funivia, ma noi continuiamo a sostenere che, soprattutto per l’uso emergenziale, quello che può fare la ferrovia del Drink non lo potrà mai fare una funivia e lo stesso Osvaldo Ruffier, nel 1994, ribadiva la differenza delle due strutture e che bisogna evitare di chiuderla “perché rischiamo l’isolamento del nostro paese”, proprio quello che purtroppo stiamo stiamo vedendo in questi giorni».

Raimondo Donzel, Erika Guichardaz e Chiara Minelli
Raimondo Donzel, Erika Guichardaz e Chiara Minelli

«Sarebbe un utilizzo solo in fase di emergenza – ha aggiunto Chiara Minelli – per evitare l’isolamento della vallata come è accaduto in questa recente situazione, perché sappiamo benissimo che per utilizzarlo per un trasporto passeggeri regolare sarebbe necessaria una serie di autorizzazioni e problematiche varie. Le batterie che erano state utilizzate quasi vent’anni fa, nel 2006, presentavano dei limiti, ma le tecnologie nel frattempo sono cambiate. Concentriamoci sull’organizzare una via di fuga utilizzabile per non avere una valle bloccata per un mese. Si sta lavorando per riaprire e fortunatamente dal 27 luglio la pista ci sarà, però pensando sia a quello che è successo oggi, sia a ciò che purtroppo potrebbe succedere domani, esplorare questa possibilità mi sembra una cosa intelligente».

«Bisogna anche considerare l’alta specializzazione del reggimento del Genio ferrovieri – ha quindi ribadito Erika Guichardaz – così da effettuare un sopralluogo e consentire a dei tecnici di poter dire la loro, che potrebbe anche essere che questa non sia una strada percorribile. Avere quest’opportunità, dopo averli visti all’opera all’Aquila, dove sono stati indispensabili per ripristinare alcune linee interrotte da terremoto, visto che loro sono a disposizione proprio nei casi di emergenza, ci sembra un po’ limitarsi, così come il fatto di non aver chiesto aiuto all’Esercito durante le operazioni a Breuil-Cervinia e a Cogne».

Il trenino Cogne-Pila dopo la sua conversione 'turistica'
Il trenino Cogne-Pila dopo la sua conversione ‘turistica’

«La parola chiave è “emergenza” – ha chiosato l’ex assessore regionale Raimondo Donzel – e capiamo che la gente comune non abbia la serenità necessaria per affrontare una situazione così drammatica quando si perde tutto ed è normale che si dica “la qualunque”. Si è ventilata l’ipotesi di funivie come soluzioni emergenziali o voli in elicottero, ma è evidente che le schiere di elicotteri che volano su e giù devono essere temporalmente limitati, anche nel caso in cui ci fossero situazioni più prolungate nel tempo, così come non potrà essere garantito il trasporto funiviario quando, ad esempio, c’è un temporale. Il ragionamento non va visto come un tentativo di rilanciare il trenino di Cogne-Pila ma come una riflessione per situazioni di emergenza che non sono poi così soltanto legate agli ultimi periodi di cambiamento climatico, ma hanno una lunga storia e purtroppo ora si stanno accentuando».

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