Venerdì 24 ottobre 2025, nella MAB – Maison des Artistes di Bard, si è parlato di turismo delle radici fra durabilità e overtourism, durante il pomeriggio di studi organizzato dall’Associazione Radici Contemporanee – Italea Valle d’Aosta nell’ambito del Programma Italea, finanziato con fondi PnRR dal Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale.
In apertura, Verdiana Vono, presidente dell’Associazione Radici Contemporanee, ha offerto una definizione di turismo delle radici come «un turismo che promuove la conoscenza e la scoperta dei luoghi nella loro transizione fra passato e futuro».
Nei saluti introduttivi, la sindaca di Bard, Silvana Martino, ha ricordato che lo spazio che ha ospitato l’incontro è stato recuperato e trasformato grazie al progetto TransiT, ma che in passato fu un ospizio per i viaggiatori lungo la Via Francigena: «in qualche modo – ha osservato – è un testimone di migrazione».
L’assessore al Turismo, sport e commercio della Regione autonoma Valle d’Aosta, Giulio Grosjacques, ha sottolineato l’impegno costante della Regione nel mantenere vivi i legami con gli emigrati valdostani, in particolare con quelli residenti nelle aree francofone. Ha ricordato i momenti d’incontro organizzati ogni anno, sia nel Pays d’origine sia nei paesi di destinazione, evidenziando come tali rapporti potranno ora essere ulteriormente sviluppati grazie alla collaborazione fra il Progetto Italea e la Regione.
Il consigliere d’Ambasciata Giovanni Maria De Vita, coordinatore del Programma Italea per il Ministero, ha ripercorso la nascita del progetto, avviato nel 2018 come raccolta di esperienze e buone pratiche, poi strutturato grazie ai fondi del PnRR. Ha evidenziato come questa impostazione “orizzontale” sia stata alla base del successo del Programma. La Guida delle Radici italiane, ha spiegato, è stata realizzata coinvolgendo tutte le venti Regioni italiane, per raccontare un’Italia che valorizza le proprie tradizioni e invita alla scoperta dei suoi territori agli 80 milioni di italiani nel mondo. Il turismo delle radici è oggi parte integrante del Piano nazionale di sviluppo del turismo, poiché il desiderio di conoscere la propria terra d’origine è sempre più forte. Ha concluso richiamando la dimensione anche economica del Programma, che apre la strada a nuove collaborazioni e partnership per la diffusione delle produzioni italiane.
Il successivo confronto è stato moderato daStefania Tagliaferri, co-direttrice artistica della Compagnia teatrale Palinodie, ente gestore della MAB – Maison des Artistes di Bard, che ha sottolineato il legame profondo tra promozione culturale e turismo esperienziale, evidenziando come la cultura sia oggi un vero motore di attrazione nella scelta delle destinazioni di viaggio.
Ornella Badery, presidente dell’Associazione Forte di Bard, partner del Progetto TransiT, ha ricordato che la struttura, che festeggerà il ventennale della riapertura nel 2026, custodisce una propria forma di turismo delle radici: quello dei discendenti dei militari che, prima dell’acquisizione da parte della Regione, vi hanno vissuto o vi sono stati prigionieri. «È nostra intenzione avviare una ricerca e una progettazione per valorizzare questo patrimonio – ha affermato –. Bisogna credere nelle reti istituzionali e coltivarle affinché portino i frutti attesi».
Alessandro Cavaliere, membro della Giunta diFederalberghi, ha affrontato il tema dell’equilibrio fra sostenibilità e overtourism, osservando che «il turismo produce effetti sul territorio che vanno oltre lo sviluppo economico». Si è chiesto provocatoriamente: «Ci sono ancora posti per tutti?», ricordando come le comunità locali inizino a lamentarsi dell’overtourism mentre i turisti rischiano di sentirsi estranei ai luoghi. Ha poi criticato l’idea secondo cui “l’Italia occorre meritarsela e permettersela”, invitando a riflettere sui temi della discriminazione e del diritto umano alla bellezza. Ha concluso sottolineando che «il turismo non è una risorsa o un settore, non è delocalizzabile, non ha una domanda costante: sono i turisti che devono adattarsi alle destinazioni, non viceversa».
Maurice Bodecher, vicesindaco d’Aussois, partner del progetto TransiT, ha posto l’accento sul valore delle reti fra fortezze per la valorizzazione dei piccoli borghi e la creazione di un turismo sostenibile fondato sulla cultura e sull’arte. Ha citato una ricerca francese che mostra come queste esperienze pesino maggiormente nella scelta della destinazione rispetto alle attività escursionistiche o cicloturistiche, che vengono ricercate solo in una seconda fase della pianificazione del viaggio. Ha inoltre raccontato l’esperienza di Light Painting, capace di generare partecipazione, stupore nel lavoro di promozione del territorio.
Sara Carmagnola, di Ecate Cultura, ha portato esempi concreti di rigenerazione culturale basata sulle arti performative e sui festival. Pur generando flussi numericamente più contenuti, ha spiegato, i festival rappresentano un fenomeno socioculturale rilevante, capace di creare comunità temporanee. In Italia, 250 Comuni con meno di 5.000 abitanti ospitano festival che, in alcuni casi, raddoppiano la popolazione locale. Oltre all’impatto economico, ha evidenziato quello sociale e identitario, sottolineando come i festival contribuiscano alla costruzione di un senso di appartenenza e di attrattività territoriale, con un ruolo importante nella destagionalizzazione e nel coinvolgimento degliunder 35, sia come pubblico sia come collaboratori.
Marco Zaccarelli, referente di Italea Piemonte, ha preferito parlare di viaggiatori delle radici più che di turisti, spiegando che il viaggiatore sceglie come meta principale il paese delle proprie origini. Ha ricordato come, dal Piemonte, l’emigrazione abbia interessato l’Austria, la Francia, l’Argentina e il Sud America, e ha descritto le iniziative di supporto alla ricerca genealogica e alla creazione di reti fra guide turistiche e archivisti specializzati.
Valentina Porcellana, docente di Antropologia dell’Università della Valle d’Aosta, ha raccontato la propria esperienza didattica in un master organizzato dall’Università di Torino per discendenti di italiani desiderosi di insegnare la lingua alle nuove generazioni di argentini e brasiliani. I partecipanti, circa sessanta persone di età diverse ed emigrati di terza o quarta generazione, non avevano mai visitato l’Italia ma nutrivano un forte legame emotivo con il Paese.
«Abbiamo chiesto loro di raccontare la propria autobiografia sociolinguistica – ha spiegato – e ne sono emerse narrazioni straordinarie, che restituiscono un’immagine dell’Italia diversa da quella che un Italiano contemporaneo proporrebbe: filtrata dal retaggio storico-letterario degli avi ma anche dall’influenza dei programmi Rai».
Ha concluso l’incontro Verdiana Vono, che ha illustrato le attività di Italea Valle d’Aosta in questi anni, tra cui le missioni all’estero: «Quando ci relazioniamo a chi ha discendenze valdostane, lo
facciamo con un lavoro minuzioso che tiene in considerazione il desiderio di scoprire i propri luoghi di origine e ricostruire una memoria famigliare. Ora il progetto ministeriale entra in una seconda fase, affidata ai territori, che dovranno valorizzarlo al meglio. Per noi il futuro somiglia a chi avrà voglia di continuare ad accogliere un pezzo di Valle d’Aosta lontana».
Ha infine collegato la propria attività di drammaturga alla sintesi della giornata, creando una “nuvola di parole” che ha restituito le suggestioni e i temi emersi durante il pomeriggio:
Le radici sono tante, sono plurali,
S ono più di quelle delle carote.
Ma spesso le storie di migrazione si nascondono sotto al tappeto, anche se tutti ne hanno una Dalla migrazione alla trasformazione
Dalla trasformazione al turismo – che non è un settore.
E dove il vantaggio non è solo economico.
È importante lavorare per una vera sostenibilità, ricordandoci che il turismo non è come il petrolio. Dobbiamo chiederci: qu’est-ce il que peut nous toucher le cœur? Qual è quel qualcosa che ci permette di raccontare la montagna e le identità di ieri di oggi e di domani?
L’importante è l’impatto sociale, perché quello che ci serve è un humus sostenibile.
R itrovare la piazza, attraverso le arti.
E allora chiamiamoli viaggiatori e viaggiatrici delle radici
Perché loro conoscono un lessico familiare e hanno dei tratti comuni. Alcuni volevano dimentare
Altri ora cercano un’appartenenza
Ma gli esseri umani non sono alberi
Hanno i piedi
S i muovono
E immaginano
E quando immaginano
(Ri)pensano il mondo
Sabato 25 ottobre, si è svolto il Laboratorio delle Radici:
Dopo una visita guidata al borgo di Donnas e i suoi Musei etnografici, vi è stato un incontro con Carla Biglia Salas e suo figlio Carlos, che hanno raccontato la loro vita fra Italia, Venezuela e Giappone.







