L’Associazione Autonomie Biens Communs Vallée d’Aoste organizza un ciclo di incontri formativi gratuiti che ha voluto chiamare École du village – Insieme per un’autonomia partecipata. Nella videointervista con Giorgia Sordi, i dettagli.
«Nel corso degli ultimi anni abbiamo registrato una crescente richiesta di informazione e dibattito sui temi fondamentali che riguardano l’attualità e il futuro della comunità valdostana – spiega la presidente Sylvie Chaussod -. Con la quasi totale scomparsa della stampa periodica politica e con la sempre minore capacità dei partiti e dei movimenti politici regionali di essere luoghi aperti di dibattito e di formazione, ci sembra necessario promuovere un sistema di formazione continua che permetta a tutti un aggiornamento e un approfondimento sui temi di attualità. La crescente diffusione delle comunicazioni attraverso i social network appare spesso più orientata ad azioni di propaganda che a scopi di discussione e di vero ed aperto confronto.
In coerenza con lo spirito della nostra associazione ABC, autonomie, beni comuni – Valle d’Aosta, la cui vocazione è promuovere la cultura dell’autonomia e dei beni comuni e rendere la conoscenza accessibile a tutti, intendiamo rendere un servizio di formazione civica partecipata per tutti i valdostani».
Il calendario si compone di sei appuntamenti, tutti con inizio alle ore 17.30 e della durata di 90 minuti:
11 aprile 2023 La crisi delle istituzioni valdostane – Roberto Louvin
La forma di governo della Regione Valle d’Aosta è ancora identica a quella che l’Assemblea costituente progettò per tutte le Regioni negli anni 1946-1947, sul modello delle leggi comunali e provinciali del primo Novecento del Regno d’Italia. Questa struttura, che prevede un sistema ‘parlamentare’ in cui il corpo elettorale elegge il Consiglio e quest’ultimo elegge a sua volta elegge il Presidente della Regione e la Giunta, ha dimostrato una buona efficienza fino ai primi anni Duemila, quando hanno iniziato a manifestarsi i sintomi di una crescente instabilità e la difficoltà ad assicurare continuità alle politiche. Il moltiplicarsi dei segnali di perturbazione nello svolgimento normale della vita politico-amministrativa ci obbliga ad una seria riflessione. Di fronte all’allargarsi di fenomeni come la disaffezione del corpo elettorale, l’incomprensione e il disorientamento pubblico rispetto alle strategie di governo, i ritardi amministrativi e i cambiamenti parossistici di appartenenza alle formazioni politiche e ai gruppi consiliari occorre uscire dal semplice richiamo a formule semplicistiche. L’incontro si propone di dare una risposta tecnica a queste domande: – Quali sono le cause sociali, politiche e normative del profondo ‘disagio istituzionale’ dell’autonomia valdostana di oggi? – Come hanno reagito di fronte a fenomeni analoghi le altre autonomie regionali italiane, il livello degli enti locali e altri regimi politici? – Perché i correttivi finora introdotti – come i premi di maggioranza nelle elezioni e la procedura di sfiducia costruttiva – non hanno sortito gli effetti sperati? – In quale rapporto stanno veramente gli istituti di democrazia diretta, che hanno recentemente a loro volta evidenziato carenze nel loro funzionamento, con la possibile stabilizzazione dell’esecutivo regionale?
Il tema sarà sviluppato da Roberto Louvin, professore associato di diritto pubblico comparato all’Università di Trieste e avvocato, è autore di numerosi studi e pubblicazioni sulla Valle d’Aosta e sulle sue istituzioni fra cui Valle d’Aosta, genesi, attualità e prospettive di un ordinamento autonomo (1997) ed è co-curatore del volume Lineamenti di diritto costituzionale della Regione Valle d’Aosta (2020). È stato presidente della Regione e del Consiglio regionale e della Commissione paritetica Stato-Regione.
18 aprile 2023 A che cosa serve una zona franca – Nicole Zemoz
In primo luogo, l’obiettivo di questo incontro è quello di demolire alcuni luoghi comuni legati alla mitologia tradizionale delle zone franche, utilizzate in passato più in chiave rivendicativa che come strumento di innovazione e spinta economica. Questo è collegato alla necessità di specificare il significato di “zona franca”, per affiancare la più classica zona franca doganale a tutti quei fenomeni di fiscalità speciale presenti sul territorio nazionale e in Europa. Un altro tema che verrà affrontato durante l’incontro sono le conseguenze dell’istituzione di una zona franca e la sua legittimità (anche dal punto di vista del diritto dell’Unione europea); quando si parla di fiscalità speciale, infatti, bisogna sempre tenere a mente il rispetto dei principi di eguaglianza e solidarietà, per evitare situazioni di ingiustificato privilegio e di sleale concorrenza. Quanto alla situazione specifica della Valle d’Aosta, come è noto l’articolo 14 dello Statuto della nostra Regione qualifica il territorio come extra doganale e lo elegge a zona franca per la sua interezza, demandando però la sua attuazione, ad oggi mai concretizzata, alla fonte legislativa primaria statale. Il riconoscimento della nostra Regione quale zona montana disagiata porta ad una riflessione sulle recentissime tipologie di zone fiscali speciali in corso di istituzione, anche nel nostro ordinamento nazionale, quali le zone economiche ambientali e le zone franche montane. Si discuterà, quindi, della compatibilità di una zona franca valdostana con l’ordinamento nazionale ed europeo alla luce delle numerose esperienze che stanno sviluppandosi in Europa e nel mondo.
Nicole Zemoz è laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Torino, ha conseguito un executive master in “Leadership per le relazioni internazionali e il Made in Italy” ed operato in qualità di tirocinante al Tribunale per i Minorenni di Torino ed al Tribunale Ordinario di Aosta. Ha svolto attività di ricerca per le Università degli studi di Udine, di Torino e della Valle d’Aosta.
Attualmente, è membro di numerose associazioni per i diritti umani e lavora nell’unità servizi legali dell’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo.
2 maggio 2023 Il bosco tra ambiente, economia e loisirs – Elena Pittana
Che cosa è un “bosco”?
Un famoso professore di selvicoltura all’Università direbbe che la risposta esatta è “dipende”….
Perché fornire una definizione di bosco, descrivere a quali funzioni assolve, quali valori rappresenta è assolutamente complesso. Non esistono risposte assolute ma possono esserci diverse chiavi di lettura per “leggere” il bosco, analizzarne il suo rapporto con il territorio e le popolazioni che lo abitano, guardare ai nostri boschi in un contesto locale e globale, conoscere le dinamiche evolutive e la loro gestione.
Durante l’incontro si forniranno alcune di queste chiavi di lettura per conoscere i boschi che ci circondano senza trascurare il contesto storico da cui scaturiscono e le nuove funzioni a cui tendere, in un panorama di criticità climatica sempre più repentino.
Si analizzerà l’evoluzione del panorama normativo in materia di tutela e gestione della risorsa forestale a scala regionale e non solo, in un’ottica di sostenibilità ambientale e di professionalizzazione delle risorse umane che operano in bosco.
Elena Pittana è dottore forestale, libero professionista iscritta all’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori forestali al 1996 a Torino e dal 1998 ad Aosta al n. 47.
Con sede in Valle d’Aosta lavora sia sul territorio regionale che in Piemonte con incarichi individuali ed in gruppi multidisciplinari. La sua esperienza professionale in Pianificazione forestale inizia appena laureata, dapprima come collaboratrice poi in incarichi congiunti con altri colleghi redigendo alcuni Piani Forestali Territoriali in Piemonte.
In Valle d’Aosta ha redatto la revisione del Piano Economico del Comune di Courmayeur e collaborato alle revisioni parziali del Piano Economico del Comune di Châtillon.
Tra gli incarichi più recenti si evidenzia la redazione del Piano Forestale Aziendale del Comune di Varzo (VB), approvato dalla Provincia VCO e interamente certificato per la Gestione Forestale Sostenibile, la redazione dei piani forestali aziendali dei Comuni di Antrona Schieranco (VB) e Borgomezzavalle (VB) e il Progetto pluriennale di miglioramento forestale dell’area boscata comunale a valenza turistico ricreativa di Lavesè a Saint-Denis (AO)
23 maggio 2023 Avremo ancora chiare fresche e dolci acque? – Mauro Bassignana
In Valle d’Aosta, regione caratterizzata da un clima estremamente asciutto, l’acqua ad uso irriguo è una risorsa vitale e limitata. Da sempre, è stata utilizzata con attenzione, grazie a modalità di gestione definite e regolate in modo comunitario da associazioni di agricoltori che hanno dato origine, nel corso del tempo, agli attuali consorzi irrigui e di miglioramento fondiario.
Nell’incontro si tratterà del ruolo che l’acqua svolge nell’agricoltura della Valle d’Aosta, orientata prevalentemente all’allevamento bovino di tipo estensivo e caratterizzata dalla presenza dominante dei prati e dei pascoli permanenti, e delle funzioni non solo produttive che ne costituiscono l’inseparabile corollario. Nella nostra regione, infatti, oltre all’incremento delle produzioni, l’uso agricolo dell’acqua fornisce un insieme di esternalità positive quali, a titolo di esempio, la regimazione dei deflussi sui versanti connessa alla manutenzione del reticolo irriguo, la salvaguardia della biodiversità e del paesaggio, la conservazione del valore naturale, ricreativo e turistico del territorio. Verranno trattati, inoltre, aspetti strettamente connessi, quali l’esame dell’impronta ecologica dei sistemi di produzione agricola intensivi ed estensivi, le conseguenze dell’abbandono delle attività agricole sul territorio, le problematiche derivanti dal cambiamento climatico in atto e le opzioni di carattere tecnico, organizzativo e gestionale che possono essere delineate per farvi fronte.
Mauro Bassignana è direttore della Sperimentazione dell’Institut Agricole Régional di Aosta, dove lavora dal 1996. Dottore Agronomo, ha conseguito il Dottorato di ricerca in Foraggicoltura e Pastoralismo montano presso l’Università di Firenze ed è autore di numerose pubblicazioni. Coordina e svolge attività di ricerca applicata sull’agricoltura di montagna, con particolare attenzione alle relazioni tra le pratiche agricole e l’ambiente.
6 giugno 2023 Connessi o isolati? La questione dei nostri trafori – Paolo Di Nicuolo
La percezione di chiusura fisica, di blocco che la muraglia della catena alpina sembra ispirare per la sua imponenza, è smentita dalla realtà e dalla storia.
Le valli sono percorsi disegnati dalla natura per raggiungere gole e colli, che hanno permesso a viandanti, eserciti e commercianti di attraversare le montagne, di sfidare l’orizzonte e di raggiungere altri mari e altre pianure. Sono percorsi che i montanari hanno tracciato e strutturato per sopravvivere e per poter vivere tra le loro montagne, per aprirsi all’esterno ma anche per proteggersi e conservarsi.
Se la montagna non è mai stata barriera insormontabile è stata sicuramente un filtro: più o meno permeabile; in grado di selezionare flussi di merci, di cultura, di persone. E di questo filtro i montanari erano, se non i padroni, almeno i custodi.
I territori attorno al Monte Bianco sono nei fatti e nei secoli una sola regione, vissuta da comunità che condividono radici culturali e linguistiche, che si relazionano attraverso i colli e che così possono confrontare e confondere le rispettive esperienze. Le frontiere tra gli Stati che si sono suddivisi le cime non sono mai state un reale impedimento per gli incontri tra le genti; sicuramente, lo sono state molto meno di quanto lo fossero le condizioni climatiche.
L’ingegno, la tecnica, le esigenze dello sviluppo economico hanno superato anche lo scoglio degli inverni, progettando e realizzando trafori che riducono le distanze e favoriscono i passaggi, con l’effetto indotto di far sorgere una vera e propria regione transfrontaliera, che riconosce una nuova identità territoriale a spazi prima periferici e remoti rispetto alle aree pedemontane e metropolitane.
A sessant’anni dall’apertura dei trafori del Monte Bianco e del Gran San Bernardo, è possibile che questo sistema entri in crisi per le chiusure programmate delle due gallerie e che le comunità della montagna rimangano isolate.
In un’Europa che si consolida e che banalizza le frontiere tra gli stati il paradosso per le valli è nel rischio di perdere riferimenti, occasioni e prospettive.
Paolo Di Nicuolo, nato ad Aosta nel 1963, si laurea a Torino, alla Facoltà di Scienze Politiche, con una tesi in storia dell’integrazione europea dedicata al tema delle cooperazioni interregionali nell’arco alpino. Frequenta il Collège d’Etudes Fédéralistes di Aosta, nel 1988, e l’Institut des Hautes Etudes Intenationales di Nice-Sophia Antipolis, nell’annualità 1989-1990. Il Congresso dei Poteri Locali e Regionali del Consiglio d’Europa, il Segretariato Generale della Comunità di Lavoro delle Alpi Occidentali e il Centre d’Observation Européen des Régions di Ginevra sono gli ambiti delle sue prime esperienze. Dal 1993 è dipendente della Regione Autonoma Valle d’Aosta e dal 2000 segue le attività del traforo del Monte Bianco e del traforo del Gran San Bernardo.
20 giugno 2023 Economia sociale e terzo settore in Valle d’Aosta – Patrik Vesan
L’intervento si propone di inquadrare il principio della sussidiarietà orizzontale, richiamato dal nostro testo costituzionale, con riferimento alla produzione “condivisa” di diritti e politiche sociali in Italia.
Dopo una breve disamina delle pratiche partecipative che vedono coinvolte nell’elaborazione di decisioni e gestione dei servizi una pluralità di soggetti della cosiddetta “società civile” a fianco delle pubbliche amministrazioni, il fuoco della discussione verterà sulle novità introdotte dal Codice del Terzo settore e, in particolare, sulle prassi di co-programmazione e di co-progettazione delle politiche.
Questo approfondimento ci porterà a riflettere sul ruolo che questi nuovi strumenti procedimentali potrebbero avere nell’accrescere, ad alcune condizioni, la capacità del “sistema Valle d’Aosta” di produrre politiche di qualità e sulla possibilità di sviluppare un serio dibattito, nonché assumere iniziative concrete, volte alla promozione di modelli di economia sociale a livello locale.
Patrik Vesan è Professore associato di “Scienza politica” presso il Dipartimento di Scienze economiche e politiche dell’Università della Valle d’Aosta; Segretario generale della Fondazione comunitaria della Valle d’Aosta; Membro del Consiglio nazionale di Assifero – Associazione italiana delle Fondazioni ed enti filantropici.