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Operativo il Centro di salute mentale dell’Usl

Sono oltre 400 le persone che, dall’inizio del 2024, si sono rivolte al Centro di salute mentale dell’Azienda Usl della Valle d’Aosta, situato al primo piano sotterraneo dello stabile dell’Azienda sanitaria valdostana, in via Guido Rey, ad Aosta.
La struttura, le cui operazioni di rinnovamento sono state finanziate dal Pnrr e si sono concluse nel maggio 2024, è stata presentata ufficialmente venerdì 2 agosto.

Nello stesso spazio, si trova anche il Centro per i disturbi alimentari e la Centrale operativa territoriale del Dipartimento di salute mentale: tutto ciò che è non gestito direttamente dal reparto ospedalierio di psichiatria, ubicato nell’ex maternità di corso Saint-Martin de Corléans.

L’obiettivo è di «individuare le priorità di intervento in base allo stato di salute del paziente – ha spiegato Anna Maria Beoni, primario del Dipartimento di salute mentale dell’Azienda Usl della Valle d’Aosta – favorendo l’accessibilità alle cure per chi ha bisogno di un intervento immediato, fornendo informazioni ed educazione sanitaria all’utenze ed ai caregiver così da formulare un percorso che favorisca una relazione di aiuto, fiducia e modalità d’azione condivise.
Con questa riorganizzazione l’utente si può presentare senza impegnativa, gli infermieri hanno tutti una formazione specifica, dato che possono arrivare persone con problematiche relazionali, oppure con problemi sociali, ma anche coloro i quali stanno male e che hanno effettivamente bisogno di soluzioni sanitarie. In questo modo sgraviamo il Pronto soccorso da tutta una serie di codici bianchi che facevano loro perdere tempo, visto che ora c’è un accesso ad un posto specifico che darà risposte specifiche, ed è anche possibile che nel caso in qui non si abbiano problemi sanitari, che le persone vengano mandate ai servizi sociali».

La struttura offre un servizio di triage psichiatrico territoriale, che è stato incrementato da due ad otto ore giornaliere per cinque giorni la settimana.
Vi sono dieci tipi di ambulatori, che coprono cento ore settimanali di attività a partire dalle prime visite psichiatriche, quindi quelle successive, l’autismo negli adulti, per la fibromialgia e la chirurgia bariatrica, per i giovani adulti da 16 a 35 anni, per la tele-psichiatria, la psicoterapia, quelli psicologici per familiari od urgenze nonché quello per le visite psichiatriche per le certificazioni, ad esempio per i rinnovi della patente di guida.

L'assessore Carlo Marzi, Anna Maria Beoni e Massimo Uberti, direttore dell'Usl VdA, durante la presentazione del Centro di salute mentale di Aosta
L’assessore Carlo Marzi, Anna Maria Beoni e Massimo Uberti, direttore dell’Usl VdA, durante la presentazione del Centro di salute mentale di Aosta

Con l’occasione, sono stati anche presentati i dati relativi alla sanità mentale in Valle d’Aosta, sulla base del rapporto 2024 della Società italiana di epidemiologia psichiatrica, relativi al 2022, dove la nostra regione risulta la quinta in Italia con punteggio positivo di 0,15, dietro a Emilia Romagna (0,22), Friuli Venezia Giulia (0,38) Provincia autonoma di Trento (0,45) e Provincia autonoma di Bolzano (0,54). Questo risultato, frutto di specifici indicatori, sarebbe dovuto ai 15 posti letto ospedalieri di degenza ordinaria per 123mila abitanti (+43% rispetto alla media italiana del 9,3%), alle strutture psichiatriche attive sul territorio, alla dotazione di personale e all’incidenza dei casi trattati, con 1.011,46 casi su 100mila abitanti, il valore più alto rispetto alle altre regioni d’Italia.
Inoltre la Valle d’Aosta presenta il tasso più basso di pazienti trattati con farmaci anti-psicotici, 19,7 su 1.000 abitanti, con 365,6 dimissioni da reparto psichiatrico su 100mila abitanti. L’alto controllo sociale pone la nostra regione in testa per quanto riguarda i Trattamenti sanitari obbligatori, oltre 30 (il dato preciso non è stato reso noto) quasi il doppio rispetto al valore nazionale.

È stato anche fatto il punto sulla problematica del suicidio. Nel 2023 ne sono stati registrati 18, come nel 2019, in salita rispetto agli 11 del 2022 e del 2020, e ai 15 del 2021, dopo il picco dei 24 del 2018, valori comunque distanti dai 34 del 1998, che fanno percepire una regressione del fenomeno: «è un problema critico, grave, non nuovo – ha commentato Massimo Uberti, direttore generale dell’Azienda Usl della Valle d’Aosta – ci sono pochi elementi causali che non hanno ragione specifica, ma i nostri dati rappresentano il doppio rispetto la media nazionale, presentando similitudini con il nord Europa e la Francia, in linea con tutte le aree montane italiane. Il suicidio non è una malattia, ma non voglio ridurre il problema affermando che sono in diminuzione, dato che solo alcuni casi sono collegati a patologie psichiatriche».

Anna Maria Beoni, primario del Dipartimento di salute mentale dell'Azienda Usl della Valle d'Aosta
Anna Maria Beoni, primario del Dipartimento di salute mentale dell’Azienda Usl della Valle d’Aosta

«Il nostro ruolo è intercettare le persone a rischio suicidario – ha ribadito Anna Maria Beoni – e raggiungerle nuovamente una volta dimesse in modo tale da evitare di rischiare di perderle. Siamo riusciti a ripristinare le visite domiciliari tramite educatori e terapeuti della riabilitazione psichiatrica che vanno a casa dei pazienti a verificare la situazione ed è importantissimo perché ci dà una fotografia reale. Cerchiamo anche di intercettare quelli che i familiari ci segnalano, come le nuove situazioni di chiusura dopo la pandemia, i cosiddetti “hikikomori” [termine giapponese che significa “stare in disparte”, utilizzato per indicare chi decide di ritirarsi dalla vita sociale, n.d.r.] che riguarda soprattutto i più giovani. Su dieci persone che si suicidano sette non sono state mai conosciute dal dipartimento e la maggior parte di questi sono persone che hanno un’età avanzata, vivono in condizioni di solitudine, magari con una malattia organica o in vedovanza e che sono usciti dal mondo del lavoro. A livello mediatico però fa molta più notizia il caso del ragazzo di 20 anni che si suicida, che è veramente eclatante, per cui la percezione sociale è quella che ci siano molti giovani. Fortunatamente non è così, anche se due ragazzi di 20 anni nell’arco di un anno che mettono in atto un tentativo anticonservativo che purtroppo riesce rappresentano degli eventi drammatici.
Solitamente questi sono ragazzi con un alto funzionamento scolastico o lavorativo, sono ragazzi che non hanno mai avuto ufficialmente problematiche di tipo psichiatrico e che non arrivano ai servizi; a noi arrivano i cosiddetti superstiti, i genitori, i fratelli e le sorelle e su questo ci stiamo lavorando».

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