Scrivici su Whatsapp

Il commento al Defr di Valle d’Aosta Aperta

Martedì 15 ottobre 2024, Valle d’Aosta Aperta ha esposto ai giornalisti le proprie valutazioni in merito al Documento di economia e finanza che è stato elaborato dalla Giunta della Regione autonoma Valle d’Aosta.

«Il Defr di quest’anno è, in pratica, a uguale a quello dell’anno scorso, e, di conseguenza, anche le nostre critiche saranno simili – ha introdotto Alex Glarey di Ambiente-Diritti-Uguaglianza -. Non c’è coerenza tra una parte descrittiva ben fatta dagli uffici e la parte politica, che dovrebbe leggere, comprendere e sviluppare quanto descritto. Ne risulta un documento incoerente rispetto agli altri strumenti programmatori e persino rispetto alla sua parte introduttiva».

Ha poi proseguito: «Questo Defr appare più elettorale, con interventi sporadici e poco incisivi, tanto da rimandare, persino dopo le elezioni, questioni delicate come la privatizzazione del Casino. In piena crisi del settore automobilistico, non si riscontra alcuna menzione di una risposta regionale alla deindustrializzazione della regione. Non si fa neanche riferimento al passaggio epocale del Sistema Idrico Integrato dai Comuni alla società in-house Sev, un processo che richiede una chiara regia e ingenti risorse per affrontare gli investimenti necessari e l’adeguamento della spesa corrente nel breve e medio termine».

Erika Guichardaz, consigliere regionale del Progetto civico progressista ed esponente di Area democratica, che porterà le osservazioni di Valle d’Aosta Aperta nell’aula del Consiglio Valle, ha detto: «Permane una forte disparità di genere nell’occupazione: le donne sono meno assunte e più licenziate rispetto agli uomini. L’82% dei lavoratori part-time sono donne. È essenziale una politica per colmare questo divario, sia a livello istituzionale con la parità di genere, sia nella società. Inoltre, molti settori lamentano una difficoltà nel reperimento del personale. Servono risposte concrete: nel pubblico, superare l’obbligo del francese; in generale, promuovere una politica dei servizi e della casa più accogliente. Mediamente, il 23% dei fabbisogni professionali viene soddisfatto tramite il ricorso a mercati del lavoro esterni alla regione, percentuale che sale al 63% per il lavoro stagionale. È indispensabile fornire servizi adeguati ai lavoratori non residenti».

Un altro tema critico evidenziato è la fuga dalle valli laterali: non servono grandi opere, ma un’efficace intensificazione ed efficientamento dei collegamenti, obiettivi che non sono presenti né nel Defr né nel piano regionale dei trasporti. Invece, si trova menzione della Strada del Ranzola, un’ennesima grande opera il cui finanziamento tramite il Fosmit potrebbe essere meglio indirizzato verso lo sviluppo di energie rinnovabili o infrastrutture realmente utili alla viabilità.

Ancora Glarey ha detto: «Il Defr affronta superficialmente anche la questione climatica. La risposta della maggioranza consiste in frasi tortuose e poco chiare, che riflettono una confusione concettuale. Nel frattempo, il Piano di tutela delle acque continua a essere rinviato, e la resilienza viene ridotta all’idea di “spostare le aree sciabili a quote più elevate”, senza considerare l’impatto del riscaldamento climatico.
Inoltre, la questione dell’autonomia differenziata, che divide la maggioranza, viene affrontata in modo vago, con un semplice riferimento all’intenzione di lavorare “in concerto con i parlamentari valdostani per recuperare le competenze statutarie”.
Per quanto riguarda i Comuni, manca nel Defr qualsiasi riferimento alla loro riforma, nonostante la necessità di definire risorse certe e di ragionare sull’efficienza delle Amministrazioni locali. Questo tema, come molti altri, è rinviato a dopo le elezioni
».

«Nel settore agricolo – ha detto Raimondo Donzel, di Area democratica –, si parla di manutenzione del territorio ma mancano i fondi necessari, dirottati verso pochi grandi interventi. Si continua a rinviare anche l’attesa legge sul cicloturismo, mentre il piano faunistico-venatorio resta confuso. Ancora una volta, è rimandato il superamento del regime de minimis per i rimborsi agli agricoltori, che richiedono misure concrete e non solo promesse. La situazione zootecnica è grave, con la perdita di aziende e un depauperamento del settore. Le norme europee, come il de minimis, limitano i finanziamenti diretti alle aziende agricole. La mancanza di prospettive nel settore agrituristico è dovuta a regolamenti restrittivi e limitazioni nella trasformazione e nell’utilizzo dei prodotti».

Ha poi proseguito:«La mancanza di strutture per la formazione professionale sta causando un declino nell’istruzione tecnica e professionale. Il territorio della Valle d’Aosta non è attrattivo per le attività industriali e la formazione pubblica è carente di fondi. La scuola sta affrontando problemi finanziari, con rischi di non poter pagare attività aggiuntive e mancanza di fondi per le scuole pubbliche. La programmazione finanziaria per il futuro non sembra essere sufficiente a coprire le necessità, con opere necessarie che vengono finanziate solo a breve termine. In molte parti manca una visione generale per tenere insieme una grande mole di documenti. La mancanza di una visione a lungo termine e di fondi adeguati mette a rischio il futuro della regione e delle sue istituzioni. È necessaria una maggiore attenzione e pianificazione per garantire un’efficace crescita economica e sociale nel territorio della Valle d’Aosta».

Sugli aspetti attinenti l’Università della Valle d’Aosta è intervenuta Sabrina Olibano, di Area democratica: «Un passaggio del Defr menziona l’espansione dell’offerta formativa con nuovi corsi in ambito educativo e tecnologico, ma manca un elenco dettagliato. I possibili corsi potrebbero essere una laurea triennale in innovazione tecnologica e una magistrale in geologia e cambiamenti climatici. Potrebbe essere riattivata la laurea in Scienze dell’Educazione ma mancano indicazioni chiare e certe.
Bisogna rispondere alla necessità di un alloggio per gli studenti fuori sede, considerando la scarsità di posti disponibili e i costi elevati degli affitti brevi. Ricordiamoci che la ferrovia, fino al 2026, non riprenderà a funzionare e ciò complica ulteriormente la situazione degli studenti in cerca di alloggio.
La costruzione di una nuova sede universitaria e l’apertura di nuovi corsi di laurea sono avvenuti senza un adeguato supporto logistico: sarebbe stato più opportuno pianificare la costruzione o la ristrutturazione dello studentato in contemporanea con l’apertura della nuova università. Inoltre, vi sono dichiarazioni evidentemente ambigue riguardo ai disagi temporanei causati dalla sede appena inaugurata. Per attrarre giovani e promuovere lo sviluppo culturale e sociale della valle attraverso l’università, sarebbe necessaria una risposta più chiara e concreta ai problemi evidenziati
».

Anche il settore dei trasporti presenta, secondo Valle d’Aosta Aperta, lacune evidenti. Il potenziamento del Tunnel del Monte Bianco, la creazione di agevolazioni per studenti e lavoratori non residenti e la gestione della mobilità a idrogeno sono tutte questioni irrisolte o rimandate.

Ha poi integrato Guichardaz: «Diversi documenti programmatori sono in attesa, come il Piano regionale dei trasporti, la revisione della legge urbanistica e la legge elettorale. Problemi riguardano anche gli enti locali, in particolare la figura del segretario comunale. La macchina amministrativa regionale non ha seguito le proposte dello studio Bocconi, ad esempio riguardo ai coordinatori. Il regolamento sul lavoro agile esclude le persone con part-time, non considerando che spesso sono donne con esigenze familiari. L’ente strumentale ha fatto pochi progressi, esternalizzando servizi e rischiando tagli al personale. Il progetto di ospedale flessibile potrebbe compromettere la sanità valdostana durante i periodi affollati. Le politiche sociali sono assenti, nonostante l’aumento di povertà e sfratti. Nelle scuole, si parla di razionalizzazione dei costi, tagliando insegnanti. Nel complesso, manca una visione e nessun progetto è stato portato a termine durante la legislatura in corso, rendendo la situazione tragica».

Infine, ha detto Glarey: «il capitolo dedicato al turismo riflette l’incapacità di affrontare in modo efficace il problema dell’ospitalità del personale stagionale e la mancanza di un vero piano strategico. Mentre regioni come il Trentino investono oltre 30 milioni nel settore, la Valle d’Aosta destina meno di 3 milioni, dimostrando una scarsa fiducia nella sua vocazione turistica».

Nel complesso, secondo Valle d’Aosta Aperta, il Defr si presenta come un documento ripetitivo e poco incisivo, con troppi rinvii e mancanza di scelte chiare.

© 2024 All rights reserved.