Valle virtuosa, ogni anno, celebra l’anniversario del referendum contro il pirogassificatore con una conferenza stampa dedicata a fare il punto sulla gestione dei rifiuti in Valle d’Aosta.
Mercoledì 20 novembre 2024, il presidente Paolo Meneghini ha detto: «ci sono ancora ritardi nella gestione dei rifiuti urbani e incoerenze normative nella gestione dei rifiuti speciali». Ha aggiunto che l’Unione europea disincentiva l’incenerimento e, nella logica dell’economia circolare, sprona a trasformare i rifiuti da problema in risorsa. Ha ricordato che il Piano regionale per la gestione dei rifiuti della Regione autonoma Valle d’Aosta è fatto molto bene e, rispetto alla strategia Rifiuti zero, manca solamente la creazione di Centro di ricerca. Le indicative sono chiare e precise ma la Regione e gli otto SubAto tardano ad applicarle. Senza efficienza non si riescono a raggiungere gli obiettivi imposti dall’Europa e dallo Stato. La discarica andrà in esaurimento al 2031 «ma, secondo noi, durerà meno». Nel 2026, si dovrebbe raggiungere l’80% della raccolta differenziata e il 65% di materiali effettivamente riciclati. Bisognerebbe calare del 5% la produzione dei rifiuti (attualmente 604 kg per abitante). Nel 2025, si dovrebbe conferire in discarica non più del 20% di rifiuti. «In due anni, bisognerà fare ciò che non è stato fatto in 12».
Durante un incontro con l’assessore, successivo alla conferenza stampa del 2023, Valle virtuosa ha chiesto di riconvocare l’Osservatorio rifiuti. Vi sono state tre riunioni (aprire, luglio e settembre). Una quarta sarà a inizio dicembre. A marzo 2025, sarà pubblicato il rapporto annuale 2024 (pubblicate le edizioni 2020 e 2021, mancano 2022 e 2023). «Siamo riusciti a ottenere che siano scritte le linee guida per la gestione dei rifiuti, che spiegano come applicare il Piano».
Le criticità restano le stesse: le tariffe di conferimento al Centro di Brissogne non applicano il principio chi inquina paga. La raccolta dell’organico non è fatta bene e il compostaggio di comunità e agricolo non è mai stato promosso. La frammentazione dei SubAto aggrava i costi di gestione e peggiorano il servizio. L’Ato regionale non coordina i Sub-Ato. Il porta a porta non è diffuso sull’intera regione. Il monitoraggio di come procede il Piano è carente. Le conseguenze: «Le tariffe sono alte perché il sistema è poco efficiente (e lo dimostra anche la crescita della discarica). Bisogna premiare chi fa bene e sanzionare chi fa male. L’indifferenziato dovrebbe essere completamente privo di rifiufi organici, dovrebbe essere rifiuto secco residuo. Bisogna avere un trattamento dei rifiuti più moderno nel Centro di Brissogne». SUll’ammodernamento del Centro trattamento rifiuti, si veda la videointervista.
La Tari è aumentata del 20,3% in un anno ma «incenerire è una falsa soluzione perché crea inquinamento, spreca risorse e lascia nuove scorie da gestire».
Di rifiuti speciali (inerti e non pericolosi) ha parlato Ernesto Pison: «Nel 2022 è terminato il primo processo sulla discarica di Pompiod, che ha certificato la presenza di rifiuti non autorizzati. È seguita una prima messa in sicurezza, consistita nella posa di un telo sopra la discarica, affinché il materiale non inerte non potesse penetrare nel terreno assieme alla pioggia. Non è seguita la bonifica del sito ma la concessione è stata rinnovata e il secondo processo si è concluso a marzo 2020. Sono nuovamente stati ritrovati materiali che andavano oltre l’autorizzazione concessa. Il Tribunale ha ordinato una seconda messa in sicurezza, con due teli che hanno nuovamente isolato la discarica. Non è seguita la bonifica, con un monitoraggio nei 30 anni successivi. Il nuovo Piano regionale dei rifiuti, al capitolo IV, ha definito i nuovi criteri da applicare alle discariche e specifica che, in caso di rinnovo tale e quale, tutti i fattori escludenti sono trasformati in fattori di attenzione. Noi siamo fortemente contrari a questa previsione normativa. Il gestore potrebbe così aggirare i sei fattori di esclusione che gravano sulla discarica. Dopo 22 anni, possiamo dunque ritrovarci esattamente allo stesso punto di partenza. Nessuna fra le 37 discariche di inerti in Valle d’Aosta è utilizzabile e quindi la Regione ipotizza di utilizzare con questa finalità le discariche di Pompiod e Chalamy. Che non sarebbero a gestione pubblica. Il progetto presentato dal gestore prevede che si potrebbero depositare 68 Cer (catalogo europeo dei rifiuti) rispetto ai 137 iniziali ma ci sono tutti quelli evidenziati nelle perizie del Tribunale. E i rifiuti potrebbero provenire “anche” dalla Valle d’Aosta, non “esclusivamente”. Con un tempo di esaurimento stimato in tre anni. Ribadiamo che esista la necessità di garantire la sicurezza delle discariche, applicando il principio di precauzione e il criterio di priorità nella gestione dei rifiuti, che mette al primo posto la prevenzione dagli impatti sanitari». Su come il Comitato della discarica di Pompiod intende agire, si veda la videointervista.
Paolo Meneghini ha chiesto: «Cosa ci guadagnerebbe, la Valle d’Aosta, ha importare rifiuti da altri territori?».
Erika Standen, del Comitato La Valle non è una discarica ha ricordato di aver più volte chiesto alla Regione di motivare le decisioni sulla discarica di Chalamy ma di non aver mai ottenuto risposta: «Visto che il fondo è stato impermeabilizzato, in assenza di ciò che sarà fatto con ingente spesa e considerando che ha una capacità di 2 milioni di metri cubi che potrebbero essere riempiti con rifiuti speciali non pericolosi, ci chiediamo quali siano le motivazioni degli investitori. Speriamo che chi ha creato il problema, nel 2014, lo risolva. Se si dovessero seguire le orme di Pompiod, i quantitativi conferiti sarebbero e normi e possiamo iniziare a preoccuparci. Ma ci sono pur sempre 13mila cittadini valdostani che hanno firmato la nostra petizione».
Sauro Salvatorelli, medico Isde, ha voluto fare il punto sui rischi per la salute della presenza di un inceneritore: «Sono macchine che trasformano i rifiuti in tantissime sostanze tossiche, che inquinano l’aria, il suolo e le acque e possono ricombinarsi fra di loro creando nuovi composti altrettanto pericolosi». Ha aggiunto di aver chiesto, a nome di Isde, la bonifica della discarica di Pompiod, magari fatta da chi è responsabile della situazione attuale.